Di Bella Costruzioni e “Luce per il Futuro”: tra cultura sociale, legalità e risparmio energetico

Il programma si chiama “Luce per il futuro”, un progetto sposato dalla Di Bella Costruzioni, azienda impegnata prevalentemente nel campo dell’efficientamento energetico, con sede a Catania ma operante in tutta Italia. Una società che in questi anni ha dimostrato grande sensibilità verso le attività culturali e sociali, adottando un modello di business che guarda al futuro in maniera positiva e costruttiva. In questo contesto si inserisce perfettamente il progetto “Luce per il Futuro”, già adottato in passato dalla stessa e che, proprio in questi giorni, l’amministratore dell’azienda, Daniele Di Bella, si appresta a rinnovare con il Ministero di Giustizia. Ci facciamo raccontare proprio da lui di cosa si tratta e quali sono le finalità.

Daniele e Giovanni Di Bella
Daniele e Giovanni Di Bella

Cos’è “Luce per il Futuro”?

È un progetto che nasce nel 2016, grazie ad un Protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia – Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. “Luce per il Futuro” è oggi anche un marchio di lavoro, registrato e depositato, che ha come obiettivo coniugare economia e sociale, attraverso la produzione di manufatti all’interno della Casa di Reclusione di Opera, il più grande carcere italiano, alle porte di Milano. Questa attività si è concentrata nell’assemblaggio di lampade a led, con tecnologia “Smart Cities”, il prodotto di cui ha più bisogno la Di Bella Costruzioni. Che, negli ultimi anni, ha fatto dell’efficientamento energetico il proprio core business. Abbiamo colto subito questa opportunità che coniuga le nostre esigenze aziendali, in termini di prodotto, alla possibilità di essere di aiuto a persone che cercano un riscatto dalla vita.

Qual è in particolare la vostra attività e in quali contesti sono stati utilizzati i materiali del progetto “Luce per il Futuro”?

La Di Bella Costruzioni è, ormai da parecchi anni, una E.S.Co., cioè una Energy Saving Companies. In poche parole un’azienda che si occupa di efficientamento energetico. E lo fa soprattutto attraverso lo strumento del “Project Financing”, che consente alle amministrazioni dei Comuni di poter intervenire rinnovando la propria illuminazione che, oltre a garantire risparmi notevoli, valorizza l’aspetto del proprio Comune. Senza che questi debbano affrontare un’uscita finanziaria immediata. L’azienda che installa i nuovi apparecchi diventa concessionaria della rete, offrendo un pacchetto di durata pluriennale. Nel quale, insieme alla fornitura di energia elettrica e dei corpi illuminanti, si include anche la manutenzione ordinaria di tutti gli elementi che compongono l’impianto ed eventuali altri servizi integrati. Un sistema che oltre a garantire minor consumi e una migliore luce nelle strade, elevando la sicurezza delle stesse, mette a disposizione numerosi altri servizi utili alla comunità (dalla videosorveglianza, alle reti Wi-Fi, ai sensori ambientali, ecc.). Dal progetto “Luci per il futuro” abbiamo acquistato oltre 7000 apparecchi di illuminazione, assemblati da detenuti, opportunamente formati, presso il carcere di Opera a Milano. Apparecchi di ultima generazione, a led, per illuminazione stradale con tecnologia di telegestione. Un prodotto altamente innovativo, che permette di integrare svariati servizi. I quali sono stati installati nei comuni di Pedara, San Pietro Clarenza, Sant’Alfio, Novara di Sicilia e, di recente, anche Tremestieri Etneo e Floridia”.

Quindi il progetto “Luce per il Futuro” è un concreto strumento di reinserimento nella società?

“Sì, esatto. Da anni il tema del lavoro, quale strumento per la rieducazione del condannato e il suo reinserimento nella società, è molto sentito all’interno delle istituzioni e della comunità. “Luce per il Futuro” è un concreto strumento per dare la possibilità di apprendere ed esercitare un lavoro durante la pena. Che è un presupposto essenziale e irrinunciabile per permettere alla persona di essere reintegrata nel tessuto sociale una volta tornata in libertà. Così come prevede la nostra Costituzione italiana. Che all’articolo 27, comma 3, recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Si crea valore, offrendo a queste persone una possibilità di riscatto dal proprio passato. E alla nostra società garantisce, sicuramente, un futuro migliore”.

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